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Schwa

Categoria: Generale

Inclusivo

Da usare con attenzione

Ostile

Definizione

Nel corso dell’ultimo decennio, nei luoghi più accoglienti nei confronti delle persone gender non conforming e per non escludere linguisticamente il femminile si è iniziato a ragionare su soluzioni comunicative che tenessero conto, anche a livello linguistico, della varietà di generi umani che non si sente contenuta nel tradizionale binarismo.

In altre parole, esistono persone che non si identificano né al maschile né al femminile, e di conseguenza trovano insufficiente la classica formulazione maschile sovraestesa (Buonasera a tutti), ma anche quella raddoppiata a includere il genere femminile (Buonasera a tutte e tutti). Sull’onda di questa esigenza, nei contesti a contatto con questa diversità hanno iniziato a emergere vare tipologie di soluzioni “fatte in casa” per evitare l’uso del maschile o del femminile: la maggior parte di queste soluzioni non ha una pronuncia, come *, #, @, $, z, x, ‘, ? (Buonasera a tutt* e varianti). Tra le alternative pronunciabili, quindi traslabili all’oralità, troviamo invece la u (Buonasera a tuttu) e lo schwa (Buonasera a tuttə).

Per molti anni, queste soluzioni non hanno destato l’interesse del pubblico generico, rimanendo confinate a chi aveva un interesse specifico nei confronti delle questioni di genere. Nell’estate del 2020, a causa di una serie di eventi concatenati, è proprio lo schwa ad attirare l’attenzione del pubblico generico, causando così la tracimazione della discussione verso radio, tv e giornali. A distanza di anni, la disputa sulla correttezza e liceità o meno del suo uso è ancora all’ordine del giorno.

Inoltre, l'utilizzo dello schwa può creare ostacoli per le persone con Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) e per gli anziani. Tuttavia, la questione è soggettiva e non mancano pareri discordanti da parte di chi presenta queste disabilità.

Ma che cos’è, esattamente, lo schwa?

È un simbolo dell’alfabeto fonetico internazionale (IPA, dall’inglese International Phonetic Alphabet); ha la forma di una e minuscola ruotata in senso orario di 180°. Il nome Schwa è tedesco, lingua che lo prende a sua volta dall’ebraico shěvā, derivato di shaw ‘niente’; la sua prima attestazione in italiano, come tecnicismo di genere maschile usato nel settore linguistico, risale al 1928. In italiano si usa anche la versione italianizzata del nome, scevà. A livello di suono, lo schwa rappresenta la vocale situata al centro del quadrilatero delle vocali: se, dunque, per pronunciare le altre vocali dell’italiano si deve deformare in vari modi la bocca (provare per credere), lo schwa si pronuncia di fatto con la bocca rilassata, a riposo. Il suo essere una vocale media, indistinta, lo rende una soluzione apprezzata da molte persone per rappresentare a livello morfologico un genere indefinito.

Si ricordi che lo schwa, al momento, è una soluzione sperimentale, di rottura, che pone una questione, che cerca di rendere visibile la complessità dell’identità di genere degli esseri umani. Proprio per questo motivo, si consiglia di usarlo con attenzione e parsimonia. Se non pone problemi di sorta nei contesti in cui c’è l’abitudine a ragionare su questi temi, può diventare un ostacolo alla comprensione se usato in contesti aperti al largo pubblico, dato che non è ancora universalmente conosciuto e riconosciuto. Va, quindi, usato con grande parsimonia.

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